Un luogo dove raccogliere e documentare le buone pratiche che, in qualche parte del mondo, hanno aiutato le donne e gli uomini a vivere bene le loro vecchiaie. Dove archiviare tutte le realtà in cui le persone, attivandosi dopo la pensione come cittadini a pieno titolo, hanno rappresentato una risorsa per la loro comunità. Dove si raccolgono libri, ricerche, riviste, articoli utili a coloro che, come amministratori o operatori, come volontari o come famiglie, si prendono cura della persona che invecchia.
Un luogo dove si sviluppano all’interno programmi di ricerca sociale sull’invecchiamento in campi come “L’anziano in montagna”, “Anziani e tutela ambientale”, “La Terapia Occupazionale”, “Il luogo per un’anzianità da vivere”, “L’anziano Attivo”, “Condizioni psicofisiche e pensionamento”, “Per sé e per gli altri, anziani nella solidarietà” e altre, di interesse prevalentemente locale.
Un luogo dove la elaborazione culturale di conoscenze, studi e ricerche sedimentate per anni diventano patrimonio unico nel Paese, sia per attivare un costante flusso di informazioni, sia per sostanziare proposte formative richieste da tutto il territorio nazionale.
Un luogo così nell’Italia degli anni 80 non c’era, eppure era già in atto l’evoluzione demografica che avrebbe portato di lì a poco il nostro Paese a figurare tra i più vecchi del pianeta. Non c’era, un luogo così, nonostante fosse ormai acquisito che non vi può essere cambiamento senza conoscenza. E che conoscere modelli di anzianità attiva vuol dire mettersi sulla strada di cambiare il modo d’invecchiare; comprendere che senso di inutilità, calo di autostima, noia sono cattivi compagni, favoriscono la depressione, accelerano il ricorso all’assistenza e la perdita di autosufficienza.
Un luogo che, in Italia che rapidamente invecchiava, studiasse questi problemi e sperimentasse soluzioni, non c’era.
Così fu il volontariato della Pro Senectute a farlo nascere, nella totale indifferenza del mondo circostante, senza altro aiuto che non fosse, per iniziare, la passione di un gruppo di giovani guidati dalla motivazione forte di un nucleo famigliare.
Nacque, col nome di Centro Maderna, nell’agosto 1988 ed è morto nell’estate 2013, dopo aver riscosso in 25 anni la riconoscenza di quelli che sentono la vecchiaia come solitudine e di tutti gli altri, moltissimi, che vivono la solitudine di assistere un anziano devastato dalla demenza.
E’ morto nell’indifferenza delle istituzioni, particolarmente dolorosa quella del territorio ove era nato, Unica testimonianza della sua esistenza il grosso pacco di messaggi ricevuti da tutta Italia. Tantissimi, ma un’inezia rispetto alla massa di coloro che, dopo essere stati accompagnati quasi per mano fin lì, sono scivolati nuovamente nella solitudine.