L'esempio di quegli anziani che avevano deciso di attivarsi per realizzare il loro centro di incontro, un esempio decisamente contro tendenza rispetto alla mentalità rivendicativa di quegli Anni Settanta, finì per influenzare altre persone e altri gruppi, conquistandoli al gusto delle scelte orgogliose e controcorrente.
Edoardo De Monti, classe 1912, ex tintore, aveva un sogno: quello che a Omegna sorgesse un "percorso vita". Amante della montagna, grande sportivo, aveva individuato una certa collina sovrastante la cittadina e aveva deciso che doveva essere trasformata in un grande impianto sportivo all'aperto, a disposizione di tutta la comunità ma soprattutto dei giovani e degli sportivi. Di questo suo progetto parlava spesso con le associazioni, con la stessa amministrazione comunale, con i club sportivi, ma l'esigenza di avere un Percorso Vita ad Omegna non era altrettanto ovvia per le associazioni interpellate, che avevano i loro programmi da realizzare, né per l'amministrazione comunale, che mai avrebbe investito centinaia di milioni di lire in una struttura che nessuno in città reclamava. Eppure ad Omegna mancavano spazi attrezzati destinati ai giovani che volessero svolgere un'attività sportiva all'aperto. La stessa configurazione morfologica del territorio, tutto costretto tra montagne e lago, impediva la possibilità -accessibile in altre località - di usufruire liberamente di parchi e giardini per il tempo libero dei ragazzi.
Quando i giornali e le televisioni locali diedero grande risonanza al fatto che - senza ricevere un centesimo di finanziamento pubblico - i volontari della Pro Senectute, in prevalenza anziani, avevano costruito e arredato un Centro d'Incontro e lo avrebbero regalato alla città, ci fu il primo contatto con l'associazione.
Dopo mesi di trattative e di definizione di progetto, finalmente nella primavera del 1981 De Monti, al comando di una squadra che comprendeva altri cinque pensionati, iniziò i lavori.
In cinque anni di duro lavoro fu realizzato un sentiero di 2000 metri, con massicciate, ponti, scalinate. Il legname, l'acqua, i sassi, il cemento e gli attrezzi furono sempre trasportati a braccia. Nelle 13 piazzole ricavate sul sentiero furono costruiti e collocati attrezzi in legno, una parte dei quali furono acquistati e messi in opera grazie al lavoro delle donne. Anche le donne dell'associazione, infatti, parteciparono al progetto. Il loro contributo, come era già avvenuto ai tempi del Centro d'Incontro, si espresse nell'allestimento di mostre-mercato di articoli artigianali (soprattutto lavori di cucito, pizzi e ricami) che venduti al giusto prezzo - e non, come spesso accade nel caso di prodotti realizzati da anziani, sviliti perché di scarsa qualità - consentirono l’acquisto delle attrezzature sportive. E' importante sottolineare che, in più di trent’anni di allestimenti, il ricavato delle mostre non è stato mai impiegato per la realizzazione di gite, feste o comunque di iniziative godute dagli anziani. Al contrario, esso è sempre stato investito in progetti di pubblica utilità.
La costruzione del Percorso Vita fu sostenuta in più riprese da gruppi di volontari, giovani e meno giovani, che occasionalmente andarono ad aiutare i sei anziani della Pro Senectute. La maggior parte dell’opera, però, fu realizzata da questi, che investirono nel lavoro, per lunghi periodi, tutte le ore della giornata. Per loro non ci furono gratificazioni intermedie: il loro lavoro non avveniva sotto gli occhi di tutti e, perciò, non era data occasione alla gente di stimarlo e apprezzarlo. Il Percorso Vita progrediva lentamente nel bosco, sui fianchi e al culmine di una collina ai margini della città. "Più il lavoro si faceva duro, più pesavano la paura di non farcela e il fatto che, in città, quasi nessuno era al corrente della nostra fatica".
Quando il sentiero era quasi del tutto sistemato ed era già fissata la data dell'inaugurazione, i vandali lo sfregiarono, lo incendiarono e lo sporcarono. Addirittura, alcuni pesanti tronchi, trasportati a braccia in cima alla collina, furono fatti rotolare a valle.
Edoardo De Monti fu il primo ad accorgersi dell'accaduto e a chiamare i cinque amici, che insieme osservarono il disastro e insieme decisero di ricominciare.
Il Percorso Vita fu inaugurato 1*8 giugno 1985 ed anche quello fu consegnato dagli anziani al Sindaco della città perché potesse farne dono ai giovani ed agli sportivi.
All'Inizio del sentiero, sotto un grande cartello di saluto, si poteva leggere uno speciale benvenuto indirizzato ai vandali:
"Siate benvenuti anche voi, che la gente chiama vandali.
Noi diciamo amici, condannati da un'educazione triste a calpestare e
distruggere ciò che noi faticosamente costruiamo.
Questo sentiero è fatto anche per voi: perché possiate distruggerlo
tante volte quante noi avremo la forza di ricostruirlo.
Speriamo che comprendiate prima che sia troppo tardi, che la nostra
fatica di vecchi va rispettata.
Speriamo di vincerla, questa battaglia, insieme a voi,
altrimenti insieme a voi l'avremo perduta.”
Importa sottolineare che le sei persone che hanno costruito il Percorso Vita di Omegna non avevano mai risposto agli inviti che il comune e la Pro Senectute in precedenza avevano rivolto agli anziani per farne degli alleati in progetti "socialmente utili". Vale la pena interrogarsi sul perché di queste mancate adesioni. Forse il motivo è da ricercare nel fatto che le iniziative "municipali” hanno sempre, in qualche misura, il sapore dell'assistenza e molti uomini, anche tra quelli potenzialmente generosi, quando cominciano ad invecchiare rifuggono da tutto ciò che ha a che fare con l'assistenza; o forse ci sono persone che non sono portate per un progetto di massa, ma dimostrano tutta la loro disponibilità quando possono cimentarsi in un impegno in qualche modo fuori del comune. Tuttavia, per quei sei uomini sembra che la ragione principale che li ha spinti a "buttarsi" nel Percorso Vita stia nel fascino che seppe esercitare su di loro la grandiosità dell'obiettivo che si ponevano dinanzi, un obiettivo capace di offrire risposte al loro "bisogno di straordinario" e di segnare le loro vite per sempre.