Il puntiglioso rifiuto di ricorrere al danaro pubblico per finanziare le opere che via via l’associazione andava realizzando imponeva la ricerca di soluzioni alternative. Oltre alla compagnia teatrale, all’orchestra, ai Canti Popolari del Cusio (portatori, tutti quanti, di risorse anche importanti ma occasionali) si sviluppò il coinvolgimento, soprattutto nel mondo femminile, di persone disposte a lavorare, praticamente tutto l’anno, per arrivare poi, a dicembre, ad allestire una mostra di lavori: eseguiti anche da artigiani maschi, ma soprattutto dalle donne abili nel cucito, nel ricamo, nel lavoro a maglia e simili. Gli uomini erano più bravi nell’allestimento della mostra, che avveniva nel periodo ideale per coincidere con l’acquisto dei regali di Natale. Ogni anno la mostra si intitolava a un soggetto diverso: quando none era “Sinfonie Natalizie”, in onore della musica, era “Il Sentiero nel Bosco”, oppure “Il Trenino dei Desideri”: idee sempre nuove, scenografie sempre originali per fornire la più degna presentazione a manufatti di grande pregio: nessuna affinità con mostre analoghe di lavori che, per la loro modestia, sembrano chiedere scusa come se dicessero “veniamo da mani vecchie e stanche, abbiate pazienza”. Al contrario, qui, la qualità era alta: nessuna differenza, neppure nel prezzo, rispetto ai capi esposti nel boutique della città. Anche quello era un modo per affermare piena dignità di persone: rifiutando la compassione che molti, invece, sembrano pretendere, da vecchi, anche quando non ne hanno proprio necessità.
L’euforia di quei momenti fu talmente alta che, in più occasioni, gli anziani maschi accettarono di sfilare per la città esibendo, veri e propri uomini sanwhich, i poster della mostra.