1979, 8 dicembre: viene inaugurato il Centro d’Incontro degli anziani di Omegna. Proprio alla vigilia del famigerato decennio in cui la politica nazionale perdeva la bussola e iniziava quel percorso di sperperi e di demagogico indebitamento che avrebbe condannato la nostra economia a collocarsi, trent’anni dopo, agli ultimi posti della classifica europea, la nostra comunità, grazie ai suoi cittadini, dava un esempio di partecipazione attiva che non fu mai compreso dai suoi amministratori.
Non furono soltanto i volontari della Pro Senectute a distinguersi per tenacia e costanza d’impegno: fu l’intera comunità, galvanizzata dall’orgoglio di non dipendere da finanziamenti pubblici ma di sentirsi, dal primo mattone all’ultimo arredo, protagonista di un’opera unica in Italia. Unica perché voluta, progettata, finanziata, in parte realizzata materialmente, dalla gente: che grazie a quell’impresa riuscì anche a superare antagonismi considerati fino ad allora insanabili. Un esempio per tutti: le “Istruzioni per l’uso”. Con queste parole, dopo il titolo “La Cantàa Lofia” veniva definito uno spettacolo dialettale che andò in scena al Palazzo dei Congressi di Stresa in due serate consecutive, per noi memorabili. Servirono, certo, le due serate, per raccogliere gli ultimi fondi necessari a completare l’opera. Ma servirono anche a dire ad un pubblico, per tre quarti omegnese, come avrebbe potuto essere utilizzato il nuovo Centro d’Incontro. Non solo per fornire uno spazio ottimale alle attività e al relax degli anziani, ma anche per costruire quelle occasioni d’incontro e di collaborazione tra generazioni che sono il sale della convivenza civile e dell’armonia famigliare. Istruzioni per l’uso, appunto. Ebbene le prenotazioni per quelle due serate avvennero in gran parte grazie alla collaborazione appassionata degli aderenti a un sindacato, il più popolare allora ad Omegna, lo stesso che, quando la Pro Senectute muoveva i primi passi, si era mostrato maggiormente critico, se non ostile.
Se un’opera, pubblica quanto a destinazione, nasce senza impiego di danaro pubblico, coinvolge centinaia di cittadini, provoca la nascita di un’orchestra, di una compagnia di teatro amatoriale, una pubblicazione sul canto popolare, mercatini artigianali….. è inevitabile che anche i più scettici arrivino a convertirsi.
Quattrocento metri circa di superficie: salone per riunioni e spettacoli, biblioteca, bar, gabinetti per estetista e parrucchiera, ampio laboratorio al piano sottostante. Inaugurazione, dunque. Concluso il concerto di “Omegna Cara” l’8 dicembre 1979 il prof. A.M. Maderna disse: “Quest’opera che non cala burocraticamente dall’alto, ma nasce grazie alla passione della gente, non potrà che servire, sempre, all’uso per il quale è stata creata.”
Edoardo De Monti, il presidente, aveva detto qualche minuto prima: “Le consegno, signor Sindaco, le chiavi di questo Centro perché lei ne faccia l’uso migliore nell’interesse della comunità.